da www.labsus.org venerdì 25 febbraio 2011 | Massimo Ferraro
PSFK è un sito che che funge da palcoscenico per idee innovative e audaci porposte dagli utenti. Diventato fonte autorevole anche per l'Unicef, è stato lo United Nations Global Pulse a inoltrargli la richiesta affinché venisse stilato un rapporto sullo sviluppo delle tecnologie e il rapporto con i media.
"Data democracy", una sezione del report, illustra i progetti già sviluppati da varie organizzazioni che forniscono documenti, informazioni e statistiche altrimenti non reperibili, messi a disposizione di giornalisti e cittadini. L'intento è quello di rendere effettivo il principio di trasparenza delle democrazie.
Conoscere, per fare scelte consapevoli
Future of Real-Time è un rapporto di PSFK sviluppato per la United Nations Global Pulse, un progetto il cui fine è di aiutare i governi a comprendere le potenzialità dei nuovi real-time media e delle tecnologie che li supportano. È anche un’occasione per confrontarsi sulle problematiche del giornalismo contemporaneo, che sempre più dipende dal contributo degli utenti, attraverso la condivisione di foto, audio, video e altro che si riversano a migliaia nel web: il giornalista classico non ha né risorse né tempo per vagliare le fonti e la veridicità dei contenuti.
È in questo contesto che si inserisce lo studio di PSFK, un sito che condivide idee, progetti e analisi al fine di “ispirare i nostri lettori, i nostri clienti, i nostri ospiti a fare meglio –che siano prodotti, servizi, stili di vita, o il mondo intero”. PSFK, che prende il nome dalle iniziali dei suoi creatori (Piers Fawkes e Simon King), è una miniera di dati, ricerche, intuizioni che vengono proposte alcuni dei lettori del sito, che sono almeno 900mila al mese.
Negli ultimi anni è diventata un’organizzazione autorevole cui si è rivolta anche l’UNICEF, e ora l’United nation Global pulse che le ha commissionato un rapporto sull’evoluzione dei media e delle tecnologie, ed il loro impatto sulla vita quotidiana e sul mondo dell’informazione. Il report si conclude con l’undicesimo capitolo, “Data democracy”, che più interessa le tematiche della nostra rivista.
Lo studio evidenzia le potenzialità dei database online che incrociano le statistiche di amministrazioni locali, università, ONG e altre organizzazioni: il tentativo è di battere quella strada che porta ad una vera democrazia della trasparenza.
Gli esempi proposti sono sufficienti a convincere i lettori: l’Ujima Project, che mette a disposizione di giornalisti e cittadini documenti e informazioni, altrimenti non disponibili, sulle economie e i conflitti del globo; le percentuali sulle elezioni in Afghanistan fornite da afghanistanelectiondata.org; la chiarezza sull’uso dei fondi federali del governo tedesco; le statistiche sulla sanità mondiale; la Google Public Data explorer, uno strumento per comprendere mappe e dati offerto da Google lab.
La tesi sviluppata è che attraverso tutti questi strumenti, i cittadini posseggono informazioni utili e sono più tutelati davanti alle istituzioni, poiché è la consapevolezza che deriva dalla conoscenza che garantisce la libertà di scelta. Ciò è sicuramente vero, ma pone altri interrogativi, ai quali il gruppo di studio della Global Pulse sta tentando di rispondere: dove si pone il confine della privacy rispetto al diritto di cronaca? Come verificare i dati forniti? Difficilmente la soluzione ai quesiti verrà trovata in tempi brevi.
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