di Federica Agnese
Oggi è venerdì 6 maggio, sono le 20 e qualche minuto, e si sta per concludere quella che è stata una lunga, ma ricca, giornata. Ho affrontato con coraggio le difficoltà di una città soggetta a sciopero generale dei mezzi di trasporto e a deviazioni stradali per sgomberare la zona dell'Ambasciata Americana che ospita la Signora Clinton e sono arrivata puntuale in Via Ulisse Aldrovandi 16. Questa mattina, infatti, è stato presentato un Forum della letteratura Sino-Italiana presso l'Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente, uno dei tanti progetti organizzati in occasione dell'Anno Culturale della Cina in Italia (意大利 “中国文化年).
Come ogni convegno che si rispetti, a pochi minuti dall'inizio, proprio quando la ressa di gente aumenta, c’è stato un accavallarsi di procedure pratiche da sbrigare rapidamente che mi hanno vista volontaria nel gestire lo stand d'entrata per la distribuzione di riviste, programma dell'incontro, audiocuffie per la traduzione e via dicendo.
Questi pochi minuti non hanno compromesso affatto la mia piena partecipazione, ne è testimonianza il fatto che, nonostante il ritardo, io abbia trovato un posto dove sedermi, e non è cosa scontata in queste occasioni! Il Forum ha visto l'avvicendarsi di 6 scrittori cinesi e 6 italiani che hanno affrontato vari temi inerenti ad entrambe le letterature, ma tra gli interventi a cui ho assistito oggi, uno in particolare ha rapito la mia attenzione. La discussione portava il titolo di “Internet, la lettura e la creazione”, e ad esaminare il tema è stato il poeta, narratore, drammaturgo e regista teatrale Marco Palladini. Molte sono le sue pubblicazioni, e molte altre le sue attività, ma tengo a dire soprattutto che egli è direttore della rivista on-line del Sindacato Nazionale Scrittori, e che è autore di ben 3 e-book.
L'inizio del dibattito è nato in risposta all'interrogativo: come abitare la rete? Ovvero, come sfruttare le potenzialità che il web ci offre per divulgare la cultura, e la letteratura,in questo caso specifico. Egli cita il linguaggio verbale come già tecnologia in sé. In effetti, da un punto di vista semantico, è una parola composta che deriva dal termine greco τεχνολογια, cioè “discorso sull'arte”, e che designa una tecnica, un'abilità. Detto ciò, essa può benissimo essere concepita come tecnica della comunicazione stessa, perchè no? Poi, si è passati a parlare dell' e-book. Egli, riporto testualmente le parole, ha definito l'e-book come un “processo di mutamento del libro, dove non muta né la forma né l'idea del libro, solo il supporto”. Mmm. No, io non credo. Non voglio fare la romantica e discorrere su quanto è buono il sapore di una pagina quando la si sfoglia con il dito portato alla bocca, o anche solo il gesto o il rumore che fa la pagina durante questa azione. Non voglio farla, ma credo di esserlo. Non è un mutamento, sempre a parer mio, è una sostituzione bella e buona. Qui è in gioco il destino dello scrittore contemporaneo. Perchè adattare il messaggio che vogliamo comunicare al mezzo attraverso cui farlo comporta un lavoro attento e specifico sulla lingua che usiamo, e già qui perdiamo qualcosa, mi viene da pensare alla naturalezza, chissà. Ma poi, vogliamo veramente mettere a paragone la luce naturale che ci illumina la pagina, con quella artificiale e smorta di un iPhone/iPad o altra tecnologia che sia? Per favore. Una previsione molto interessante fu quella annunciata da William Gibson, il più celebre autore della corrente letteraria del Cyberpunk, che guardò a questo futuro dichiarando che “gli spazi di libertà saranno riservati a pochi eroi”.
Io questa libertà la collego al rischio di rimanere vittime passive di questo sistema, dove i libri ci vengono proposti, non siamo noi a scoprirli in remoti angoli di librerie o seguendo un genere o un autore che dalla prima lettura ci ha convinto.
Seguendo la traccia dello stesso titolo, l'intervento del relatore cinese, il grande (grandissimo, io direi) scrittore cinese Su Tong (苏童) ha raccontato l'episodio in cui ha scoperto le possibilità che offre internet. Da quando comprò una casa con il giardino, decise di occuparsene. Era pieno di fiori che davano colore, ma sentiva che mancava qualcosa. Una giara. Scoprì che voleva una giara, e iniziò una lunga ricerca per negozi e mercati, una ricerca che non portò frutti. All'umanità non servivano più giare, ma, perchè stupirsi, sul web c'erano tante, non poche, persone che le vendevano. “Se c'è chi compra, di sicuro c'è chi vende”, ha concluso il racconto Su Tong. Certo, la creazione che ha luogo nel web è sempre un prodotto dell'uomo e del suo operare, e come disse lo scrittore e giornalista italiano Ennio Flaiano “l'uomo è un animale pensante, e quando pensa non può che essere in alto”, ed il risultato è quello di una società migliore. Ogni tecnologia ha diritto di svilupparsi e migliorare, anche l'e-book, ma mi piacerebbe lo facesse affiancandosi al libro, non rimpiazzandolo. Penso a queste cose e non cerco una risposta, ma la domanda giusta che stimoli il mio interesse verso questa novità.