mercoledì 8 dicembre 2010

La banca dati

Ecco la terza puntata del racconto di PJ! Buona lettura!

Invece di fare un intelligente affare, cominciai da subito a ragionare sul significato epocale e filosofico di queste novità, che mi sembravano una vera rivoluzione della quale era abbastanza difficile scorgere il confine. Data la mia scarsa attitudine alla materia, supportata anche dall'aridità culturale che scorgevo nei tecnici e ingegneri informatici di allora, mi sembrava che i computer fossero certamente utili, ma mai insostituibili, almeno nel mio campo: era ancora più semplice e rapido realizzare un buona cartografia con dei validi disegnatori che con l'ausilio del computer, inoltre le carte disegnate col plotter facevano veramente schifo. Ma poi mi accorsi che a quelle squallide carte potevano essere associati dei dati, enormi quantità di dati, e il tutto poteva essere contenuto su un singolo nastro magnetico. Inoltre, questi dati associati alla mappa potevano essere consultati e ricercati nei modi più disparati, come mai si sarebbe potuto fare su carta, a meno di costruire immani indici analitici. Questo sì. Questo lo vedevo come una caratteristica unica e insostituibile della trattazione digitale dell'informazione. La banca dati, l'archivio perfetto, che non occupa spazio, che permette di ricercare quello che serve senza bisogno di fornire numeri di repertorio, che combina le informazioni in tutti i modi desiderati, che è in grado di trovare da solo uguaglianze, somiglianze, incongruenze, che aiuta a scoprire relazioni fra i dati. Che fa tutto questo in modo praticamente istantaneo. Nessun archivio cartaceo potrebbe fornire queste prestazioni, dunque mi ero accorto che la banca dati costituiva un concetto nuovo, possibile solo ed esclusivamente con l'utilizzo del computer.
E poi comparve quest'altra rivoluzione: la facilità di comunicazione. I computer potevano essere connessi in una rete grande come tutto il pianeta. Tutte le banche dati del mondo, residenti su computer connessi come le maglie di una rete da pesca, o come i neuroni di un cervello, potevano essere consultate da uno qualunque di questi computer, il quale a sua volta metteva a disposizione la propria banca dati. Era Internet, la rete internazionale. Era un altro concetto nuovo, anche questo possibile solo grazie all'utilizzo del computer.
Certo non potevo ancora immaginare come e quanto Internet si sarebbe diffuso, quali e quante informazioni avrebbe contenuto, quanto si sarebbe integrato nelle telecomunicazioni, fino a far scomparire il concetto stesso di comunicazione telefonica classica, di televisione, di servizio postale.
Ma soprattutto, non avevo immaginato fino a quale punto Internet avrebbe fuso insieme tutte le banche dati esistenti e proliferanti nel mondo. Non avevo immaginato che sarebbero stati inventati i motori di ricerca, vere banche dati delle banche dati, capaci di trovare all'istante qualsiasi informazione, ovunque nel mondo, purchè disponibile in rete.

Continua...

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