martedì 29 marzo 2011

Articolo 11

"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo."

lunedì 28 marzo 2011

Google aiuta le no profit statunitensi


È il blog italiano Ninja marketing a riportare la notizia: l'azienda statunitense ha sviluppato un programma che fornisce numerosi servizi alle associazioni senza scopo di lucro. Dagli spazi pubblicitari, a nuove funzioni su youtube e Google maps, fino alla consulenza di providers professionali per ottimizzare l'uso di queste tecnologie. Il tentativo è di mettere in contatto tra loro le varie no profit, creando una vera e propria rete di volontariato che sia di concreto aiuto a chi si impegna per produrre cambiamenti positivi nel mondo.
La possibilità che tools e programmi Google possano essere impiegati per il fundraising e la pubblicizzazione della propria attività non è certo cosa nuova.
L’esperienza della grande azienda statunitense dimostra come le tecnologie possano essere impiegate da qualsiasi tipo di società e associazione per aprirsi al mondo, sponsorizzare eventi ed iniziative, coinvolgere utenti ed internauti ovunque essi si trovino. 

È vero anche che Google ha investito molto per sviluppare nuovi strumenti di marketing che siano facilmente utilizzabili da chiunque: dal programmatore di una grande azienda, al blogger amatoriale. L’ultima invenzione del gigante statunitense è una mano tesa verso le no profit USA-based: il programma Google for Nonprofits intende migliorare i servizi precedentemente offerti attraverso un’unica piattaforma, che possa raggiungere più donatori e rendere più visibile l’impegno delle varie organizzazioni.
Il programma offre la possibilità di iscriversi al one-stop shop application process, al quale le associazioni devono iscriversi per ottenere il riconoscimento del loro status. Una volta ottenuto, accederanno ad una serie di benefici:
  • fino a diecimila dollari al mese di pubblicità su Google AdWords per raggiungere più donatori;
  • applicazioni Google gratuite o scontate per operare più efficientemente e abbattere i costi di internet e tecnologie;
  • funzioni aggiuntive per Youtube e Google maps che rendano più visibile l’associazione e la sua finalità;
  • video e case studies per connettere tra loro le varie no profit.
Affinché questi nuovi strumenti possano essere utilizzati al meglio poi, viene messa a disposizione delle associazioni la consulenza di professional service providers, che illustrino potenzialità e funzioni del nuovo programma: si sono già fatte avanti aziende di tutto il mondo (come USA, Canada, Italia, Russia, Gran Bretagna, Israele, Filippine).
Il grande impegno di Google per supportare questo settore è motivato dal prezioso ruolo sociale che l'azienda statunitense riconosce alle no profit, capaci di portare continui cambiamenti positivi a livello mondiale.

sabato 19 marzo 2011

Sopra noi il cielo

Questa finestra davanti la scrivania non è un affaccio sui grandi sconvolgimenti in atto nel mondo. Semplicemente, dà su un cortile interno al condominio. Gli altri appartamenti qui di fronte sono tutti spenti, così non c'è assolutamente nulla da vedere. Se non uno spicchio di cielo, debolmente illuminato dalla luna piena alle spalle del nostro edificio. Questa fetta di spazio spicca per contrasto con l'oscurità dei palazzi.
È attraverso questo stesso cielo che corrono i caccia e i bombardieri degli Stati volenterosi della missione Odissey dawn, in questo preciso istante. Il nostro Paese si unisce, apre un altro fronte. Siamo più in guerra di prima, se mi passate l'espressione. Io non credo affatto nella guerra come mezzo di persuasione nelle relazioni internazionali e negli affari interni. Mi sono però trovato, nei giorni passati a chiedere, al televisore acceso sulle immagini della rivolta, "fate qualcosa! facciamo qualcosa!".

È con un po' di pudore quindi che scrivo queste righe, non sapendo cosa di tutti questi accadimenti debba farmi gioire, cosa debba io biasimare. L'unica certezza è che tanto ci sia da temere, nei prossimi giorni e nei prossimi anni. Qua si scrive la storia, e noi siamo pessimi scrittori, anche un po' ignoranti.
Ma fortunatamente il pudore non è un sentimento che si addice a chi deve prendere decisioni per il Paese. Meno male, altrimenti sarebbe un fiorire di gote rosse e di sguardi bassi: l'uomo che oggi indichiamo come feroce dittatore e al quale abbiamo dichiarato guerra, è lo stesso che nove mesi fa piantò la sua tenda a Villa Pamphili, accumulò ore di ritardo ad ogni appuntamento ufficiale e sette mesi fa, per festeggiare l'anniversario del Trattato di Amicizia Italia-Libia (tra le altre cose, 5 miliardi in 25 anni per il nostro passato coloniale), tenne lezione sul Corano a qualche centinaio di ragazze italiane, retribuite per l'occasione.
Parentesi. Ci preoccupiamo che i crocifissi rimangano nelle aule, mentre giù nel cortile ci affanniamo ché un sanguinario dittatore, anche un po' sbruffone, intrattenga un pubblico (anche da noi) pagato. Chiusa.
Dati i pregressi, potremmo dire, almeno un po' di pudore sarebbe d'obbligo. E invece nulla, siamo scivolati come un panetto di burro su un piano inclinato, incautamente e sempre più velocemente verso la situazione attuale. Prima un "vedremo", poi un "non disturbiamo", alla fine "all'armi!". Sarà che io, se dovessi mentire e contraddirmi ogni 2x3, non riuscirei ad avere quella faccia di bronzo che affatto invidio ai nostri governanti.
E mentre un gruppo di volontari a Fukushima sta andando verso morte certa pur di salvare la vita a migliaia di altri uomini e donne al mondo, io guardo questo spicchio di cielo. Sono assalito dai pensieri, dai ricordi, da questo feroce sentimento d'impotenza davanti alle vicende del mondo che ci travolgono tutti, indistintamente. Almeno in questo, finalmente uguali.

lunedì 14 marzo 2011

The Death of the Muse

This short story was published in my university's Literary Journal, Remus, last year. I want to share it with those of you who hadn't had the chance to read it.


A bottle of whiskey and a dozen pills thrown randomly on the night-table. This is his end.
A. J. stares at his precious means of salvation with absent eyes. He’s alone on his bed, alone with himself and his confused thoughts. He can’t think straight anymore. Not even his poems are willing to help him. The words flee his mind, leaving a blank spot behind them, leaving foggy thoughts and memories. He knows he is losing his head, even though he can still see the moon shining through the clouds. Even though he can see the stars. He can no longer listen to the words they whisper through the thin air. There is no longer a meaning. And he knows why: his Muse is dead.
A. J. closes his absent eyes for a few seconds. He remembers her soft, white skin. Her lips always left half-open, as if they are about to reveal an unspeakable truth. Her piercing eyes, eager to look and discover. He remembers her laugh, deep and contagious. A laugh that can trespass the insurmountable gates of darkness and bring light wherever it’s gone.
His repressed memories come back to life, no matter how hard he has tried to put them away, no matter how often his father has told him to move on.
Arianna walks slowly on his right. Her red lips are curled into an amused grimace, when she listens to A. J. reciting one of his poems. He has picked his best one because he wants to impress her. The poem is about love and the loneliness of humanity. It’s about the universe and chance. Arianna laughs lightly. She doesn’t believe in destiny. She knows everything is the result and consequence of something else. A. J. doesn’t understand what she’s talking about, but he nods and can’t avoid staring at her white skin and lively eyes. When she stops, she looks at him and understands he has fallen in love. When he kisses her, his heart beats furiously into his chest. His stomach contorts like a dry leaf fallen from a tree in September. The movement of her soft and wet lips makes him fly above the shiny clouds.
A. J. suddenly opens his eyes. He’s panting. He can’t breath. The memories, the memories… He can no longer think and remember. He wants to lift that unbearable weight crushing his chest. He wants to be over. He wants to reach her, wherever she is gone.
A. J. grabs the whiskey bottle. His hands are trembling. His heart nosily pumps blood into his veins, as if it wants to cry its hymn to life and survival. He swallows and swallows and swallows. Liquid and pills, liquid and pills. His body asks him to stop, and, finally, its request is met.
Darkness. Thick, palpable, black. No noise. No sound. No smells. Where is Arianna? Where is his Muse? He can’t see, but he can feel she’s close. He tries to stretch his arm. He wants to touch her. Where is Arianna? Darkness. Thick, palpable, black.
THUMP. “Come on, come on! One more time, one more time!” THUMP.
A. J. can hear voices shouting all around him. They fill his ears. But he wants silence. He needs that silence.
“He’s back! He’s back! Come one, boy! Open your eyes! Open your eyes!”
Why are they shouting? What are they saying? Where is Arianna? He knows she must be there. She must be.
A. J. faintly opens his eyes. The light is strong and unbearable. Everything is confused and blurred. And who are all those people hurrying around him? He needs the darkness. He has asked for the darkness.
“You’re alive, young boy! You don’t worry about anything, now.”

lunedì 7 marzo 2011

Data Democracy in nome della trasparenza

da www.labsus.org  venerdì 25 febbraio 2011 | Massimo Ferraro
PSFK è un sito che che funge da palcoscenico per idee innovative e audaci porposte dagli utenti. Diventato fonte autorevole anche per l'Unicef, è stato lo United Nations Global Pulse a inoltrargli la richiesta affinché venisse stilato un rapporto sullo sviluppo delle tecnologie e il rapporto con i media.
"Data democracy", una sezione del report, illustra i progetti già sviluppati da varie organizzazioni che forniscono documenti, informazioni e statistiche altrimenti non reperibili, messi a disposizione di giornalisti e cittadini. L'intento è quello di rendere effettivo il principio di trasparenza delle democrazie.
Conoscere, per fare scelte consapevoli

Future of Real-Time è un rapporto di PSFK sviluppato per la United Nations Global Pulse, un progetto il cui fine è di aiutare i governi a comprendere le potenzialità dei nuovi real-time media e delle tecnologie che li supportano. È anche un’occasione per confrontarsi sulle problematiche del giornalismo contemporaneo, che sempre più dipende dal contributo degli utenti, attraverso la condivisione di foto, audio, video e altro che si riversano a migliaia nel web: il giornalista classico non ha né risorse né tempo per vagliare le fonti e la veridicità dei contenuti.

È in questo contesto che si inserisce lo studio di PSFK, un sito che condivide idee, progetti e analisi al fine di “ispirare i nostri lettori, i nostri clienti, i nostri ospiti a fare meglio –che siano prodotti, servizi, stili di vita, o il mondo intero”. PSFK, che prende il nome dalle iniziali dei suoi creatori (Piers Fawkes e Simon King), è una miniera di dati, ricerche, intuizioni che vengono proposte alcuni dei lettori del sito, che sono almeno 900mila al mese.

Negli ultimi anni è diventata un’organizzazione autorevole cui si è rivolta anche l’UNICEF, e ora l’United nation Global pulse che le ha commissionato un rapporto sull’evoluzione dei media e delle tecnologie, ed il loro impatto sulla vita quotidiana e sul mondo dell’informazione. Il report si conclude con l’undicesimo capitolo, “Data democracy”, che più interessa le tematiche della nostra rivista.

Lo studio evidenzia le potenzialità dei database online che incrociano le statistiche di amministrazioni locali, università, ONG e altre organizzazioni: il tentativo è di battere quella strada che porta ad una vera democrazia della trasparenza.

Gli esempi proposti sono sufficienti a convincere i lettori: l’Ujima Project, che mette a disposizione di giornalisti e cittadini documenti e informazioni, altrimenti non disponibili, sulle economie e i conflitti del globo; le percentuali sulle elezioni in Afghanistan fornite da afghanistanelectiondata.org; la chiarezza sull’uso dei fondi federali del governo tedesco; le statistiche sulla sanità mondiale; la Google Public Data explorer, uno strumento per comprendere mappe e dati offerto da Google lab.

La tesi sviluppata è che attraverso tutti questi strumenti, i cittadini posseggono informazioni utili e sono più tutelati davanti alle istituzioni, poiché è la consapevolezza che deriva dalla conoscenza che garantisce la libertà di scelta. Ciò è sicuramente vero, ma pone altri interrogativi, ai quali il gruppo di studio della Global Pulse sta tentando di rispondere: dove si pone il confine della privacy rispetto al diritto di cronaca? Come verificare i dati forniti? Difficilmente la soluzione ai quesiti verrà trovata in tempi brevi.

sabato 5 marzo 2011

A new generation of journalists

As I walk in the Auditorium on a chilly September day, I can’t avoid feeling as if I am anywhere but in Rome. The red brick buildings, the trees, the cafés. Everything seems more European than Italian. And I love it. I love being here, leaning on a column, waiting for a person whom a close friend of mine defines “the new journalist.” Our appointment is in front of one of the cafés, at 12 pm. Simone has two precious hours for me. At 2 pm he must “run to work,” as he says in one of his emails. Fair enough.
I see a young man passing in front of me. Simone? He walks by glancing distractedly, then he turns back and comes closer. “Alessandra?” I smile and shake his hand. “Nice to meet you!”
Simone, a free and easy guy, dressed comfortably yet with attention to minute details, leads me inside the café and treats me to lunch. “You can pay for the coffee,” he tells me after a faint protest of mine. We sit in a quiet corner of the café, close to some big windows overlooking one of the massive mouse-shaped concert halls.
So, here we are. The aspiring would-be journalist and the new journalist. Simone warns me that if he starts talking, he will freewheel for two hours without interruption. But that’s what I want. And that’s what he does. I just require him to start from the beginning. How did he get to where he is now? And why does he represent the new generation of journalists?
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