lunedì 29 novembre 2010

Segreti di Stato

La sveglia suona alle otto in punto. Tento di aprire un occhio, desisto. Poi lo apro, e lo richiudo. Infine mi alzo. Sono le otto e cinque. Vado in salotto, tiro su la serranda e guardo fuori: il sole è lì, la città anche, le macchine si trascinano lentamente su Via Appia. Constato che, nonostante tutto, siamo sopravvissuti anche ai documenti di Wikileaks.


Su facebook, le reazioni ai primi lanci di agenzia sono di delusione: abbiamo atteso con trepidazione che i dispacci diplomatici ci raccontassero un Berlusconi inaffidabile, vanitoso, sex addicted. Non so cosa ci aspettassimo, magari allusioni alle tangenti pagate ai talebani, ai tentativi di accordo per non subire attentati, alle stragi di civili. Oppure rivelazioni imbarazzanti sulla condotta politica del Presidente del Consiglio. Ormai, sulla condotta morale del Cavaliere, le vicende imbarazzanti non ci imbarazzano più.


Ma qua mi fermo. È proprio a causa della cifra politica dell'uomo Berlusconi, che i documenti segreti delle diplomazie non lo sfiorano nemmeno. Mi spiego.
Il ruolo dell'Italia nelle relazioni internazionali è talmente marginale e ininfluente che le uniche chiacchiere che ci riguardano sono quelle "da bar". Siamo come la crosta della pizza: bruciata, in molti la scansano. I festini e le donne di B. sono l'unico argomento di un certo interesse per i funzionari statunitensi, altrimenti dell'Italia non parlerebbero affatto. Quando Berlusconi gongola del "prestigio dell'Italia all'estero", si riferisce all'eco delle risate e dei mormorii che ci accompagnano quando usciamo dal Paese. Donne oggetto, uomini puttanieri. Questa è l'Italia dei suoi rappresentanti. Certo, per un uomo che la domina da sedici anni politicamente, e da trentacinque anni economicamente, non deve essere di grande soddisfazione. Se ci avesse governato per sei mesi Paperoga avremmo avuto lo stesso prestigio.


I documenti svelati da Wikileaks sono assai più interessanti per ciò che riguarda gli Stati che dominano lo scenario internazionale. USA, Germania, Turchia, Israele, Iran, Cina, Russia e pochi altri. Tutto ciò che ruota attorno a queste potenze, riveste importanza mondiale. Noi, siamo fonte infinita di barzellette.


Un primo gradino da salire per uscire da questo incubo farsesco è quella di diventare un popolo maturo. Maturo, grazie alla riflessione e alla conoscenza della propria storia e le proprie esperienze. Il modo c'è: sciogliere il segreto di Stato*. Perché no?


*"Il segreto di stato fu apposto e mai tolto perfino sulle stragi dei piemontesi nel meridione di 150 anni fa. Ma c'è ben altro. Dall'attentato a Falcone all'Addaura, alla strage di Capaci, alla strage di via D'Amelio, alla strage di Piazza Fontana, alla strage dei Georgofili, alla strage di Bologna, all'assassinio di Aldo Moro, di Enrico Mattei, del giornalista De Mauro, alla strage di Ustica, all'esplosione della nave Moby Prince, all'omicidio del Generale Dalla Chiesa, di Pier Paolo Pasolini, alla strage di Piazza della Loggia, alla strage dell'Italicus e alle altre mille stragi e omicidi di Stato dal dopoguerra ad oggi, i documenti sono classificati a migliaia come segreto, inaccessibile agli storici e ai giornalisti e dunque a tutti noi. Qua da noi, che cittadini non siamo, il segreto di Stato viene posto per garantire IMPUNITA' a persone che stanno invecchiando in famiglia in santa pace, magari con pensioni d'oro, altro che difesa dell'interesse supremo della Nazione. Altrimenti sarebbe stato tolto il segreto nei tempi di legge, cioè dei 15 + 15 anni al massimo. Questa legge non viene applicata, grazie ad un tacito accordo bipartisan. Scusate, ma mi viene da vomitare su questa nostra classe politica, tutta intera. Non accetto più di parlare o ascoltare altro. Sarebbe come chiedere colloquio a Riina per parlare dell'ultimo film di Scamarcio." [Carlo Anibaldi - 2010]


http://temi.repubblica.it/repubblica-appello/?action=vediappello&idappello=391200&ref=HREC2-2


domenica 28 novembre 2010

Insieme, si può

Se Luigi Pirandello era un mago del metateatro e sperimentava l'eliminazione della cosiddetta quarta parete, quello a cui io e Massimo abbiamo assistito ieri sera l'avrebbe fatto impazzire! Alla ex Snia abbiamo partecipato al "forum theatre", uno spettacolo teatrale messo su con poche risorse, ma più interessante e coinvolgente di tante altre piéce.
Il tema era la violenza sulle donne in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne del 25 novembre. Quattro attori e un presentatore francese, Olivier Malcor, che ha fatto di tutto per coinvolgere noi spettatori. Eh sì, perché il teatro forum annulla la "passività" con cui solitamente si assiste agli spettacoli teatrali. Il teatro forum stabilisce un contatto fra attori e pubblico che va al di là del semplice battito di mani. Agli spettatori viene chiesto di partecipare: il teatro diventa quindi un luogo di riflessione, discussione e, infine, di azione. Se c'è qualcosa che pensiamo debba andare diversamente sulla scena possiamo cambiarla. Possiamo alzare la mano, interrompere la recitazione, salire sul palco e cercare di cambiare lo svolgersi dell'azione.
Il tema di "Amore mio" era l'amore ossessivo e violento. Noi spettatori, insieme agli attori e a Malcor, abbiamo cercato di capire come aiutare una possibile vittima di violenza psicologica e fisica.
Sono stati tanti gli interventi, le idee e le discussioni. Ma una cosa abbiamo capito: spesso quello che a parole sembra funzionare, nella realtà (o quantomeno nella pratica) non funziona e rischia di peggiorare la situazione. Questo il quesito: come aiutare una donna che subisce violenza senza offenderla, vittimizzarla, isolarla ancora di più? Quelle che dalla platea sembravano soluzioni, sul palco si sono rivelate fallimenti. Ma al termine dello spettacolo, queste le conclusioni:
-una donna innamorata di un uomo ossessivo, e possessivo, potrebbe non vedere il problema oggettivamente, quindi è necessario proiettare la sua situazione su qualcun'altro perché anche la vittima possa vederla e analizzarla dall'esterno
-bisogna cercare di non mettere una donna oppressa da un uomo possessivo nella situazione di scegliere fra lui e gli amici
-se la situazione degenera, è bene rivolgersi ai consultori e a chi ha esperienza.
Non male, per uno spettacolo teatrale.
"Amore mio" applica la teoria del teatro dell'oppresso, sviluppato negli anni 60 da Augusto Boal in Brasile e utilizzato per trovare soluzioni concrete ai problemi quotidiani dovuti all'oppressione, politica, razzista, maschilista. Personalmente, non conoscevo il teatro forum, ma ne sono uscita estasiata, felice di aver sperimentato qualcosa di nuovo e, a mio parere, di grande utilità sociale. Una cosa ho particolarmente capito: insieme le soluzioni si trovano. Insieme, si può.

Ogni riferimento personale è puramente casuale...


...perché no?

sabato 27 novembre 2010

Siete sempre voi.. ( di Francesco Gentili)

Per chi ama il pluralismo e l’informazione “differenziata”, il Secolo d’Italia può essere sicuramente un motivo di divertimento. Ma anche ciò che chiamano Web Magazine. Ovvero il sito internet del periodico FareFuturo; conosciuto nello slang della rete come Ffweb magazine. Inchieste, dibattiti, approfondimenti, interviste e saggi di filosofi di primordine. Il tutto condito dall’orgoglio di appartenere alla celeberrima neonata destra italiana. Giovane e celebre al punto tale da entrare in contraddizione con se stessa.
Ci si poteva sorprendere i primi tempi, quando coloro che fino a pochi giorni prima condividevano un’istituzione con la parte più infima del Paese si dimostravano persone con le quali fosse possibile dialogare, ragionare, discutere. Flavia Perina, Filippo Rossi, Francesco de Palo sono solo i nomi di spicco di questo nuovo movimento rivoluzionario. Tanto da riuscire, da un giorno all’altro, ad arrivare a criticare così aspramente tutto l’operato di un governo di cui avevano fatto parte fino a qualche attimo prima.
Ed è ancor più divertente quello che è accaduto in questi giorni, con la protesta studentesca in pieno sviluppo e una riforma Gelmini sempre più in difficoltà.
E’ il 25 Novembre quando Rosalinda Cappello si chiede se sia “davvero un paese civile quello che mena i suoi studenti?”, uno dei tanti articoli che vanno a riempire la rubrica di FareFuturo denominata “ma li chiamano bamboccioni”, lo spazio giornalistico “dalla parte dei giovani”. E’ un appello alla civiltà quello della Cappello che invita tutti i diretti interessati, da Fede a Tremonti, da Berlusconi alla Gelmini a uno stop in favore del buon senso e del rispetto dei giovani. Ci si addentra nell’articolo e quasi ci si sorprende quando alle battute finali non si riscontri il nome di Pasolini a firmare il pezzo. Libertà di manifestare, libertà di parola, Costituzione, diritti, sapere, cultura. Accidenti!
Ma, scusate, non siete voi i supporters di Futuro e Libertà?
Non siete voi i più accaniti fans del Presidente della Camera?
Non siete voi quelli che hanno creato un partito dal nulla e hanno inventato un simbolo vuoto, con il nome gigante di “Fini” che invade uno sfondo blu?
Ah sì, è vero, siete sempre voi...
I supporters di quel Fini che dice che Mussolini è stato il più grande statista del secolo (La Stampa 1/04/94)?
Lo stesso Fini che ha detto che “ci sono dei momenti in cui la libertà non è tra i valori preminenti” (La Stampa 3/06/94)?
Quel Fini? Quello della Bossi-Fini e della Fini-Giovanardi?
Il Fini degli ordini impartiti al commissariato al G8 di Genova?
Ma sì è vero, lo dimentico sempre, siete sempre voi...
Ci risiamo, sempre la stessa storia, sempre la stessa contraddizione che vi distingue da sessant’anni.
Non a caso la mattina del 27 Novembre si apre un bel giornale, uno qualsiasi, e in prima pagina appare il buon Gianfranco che esclama: “Il Ddl Gelmini è il meglio della legislatura”; eccoci, ci risiamo. Allora è fondamentale vedere le reazioni dei fedelissimi, di coloro che fino a due giorni prima lo criticavano quel disegno di legge. E all’improvviso, il rivoluzionario articolo della Cappello, si disintegra, si scioglie, scompare dalla home page di FareFuturo. Sono tornati nei ranghi stabiliti da quel condottiero che, col passare del tempo, farà sì che quel nome gigante su sfondo blu, possa, un giorno, sostituire quello che, ben più famoso e su sfondo bianco, ha sottomesso l’Italia per un quindicennio.
Perciò viene quasi automatico, naturale, scontato, riesumare la buonanima di Totò e rispondere, a tutti quelli che cominciano ad ringraziare il cielo per l’arrivo del salvatore Fini, con una semplice battuta:
“Ma mi faccia il piacere…”.

Francesco Gentili



*oltre a ringraziare Fra, vi consiglio di leggere il commento..ho pubblicato il suo primo articolo sull'argomento, scritto il 7 Settembre scorso, anch'esso molto divertente e pieno di spunti


giovedì 25 novembre 2010

5x1000 fa 1,25

Per quanto vi sforziate, non riuscirete mai a individuare la formula matematica che, applicata, porti a questo risultato. Ma non preoccupatevi, non siete voi ad aver scordato le tabelline ( o meglio, non è da questa moltiplicazione che lo desumerete!), né dovrete cestinare la calcolatrice. Semplicemente, 5x1000 fa 1,25 da quando 303 parlamentari nominati dai loro partiti hanno deciso così. Se in sede di discussione al Senato non cambierà qualcosa, questo errore matematico diverrà legge (di stabilità, ex Finanziaria) dello Stato.


Mi spiego. Leggiamo tutte d'un fiato le prossime tre righe (magari noiose, ma utili per approcciare questo discorso): la possibilità di devolvere con la dichiarazione dei redditi il proprio 5x1000 del gettito IRPEF, introdotta da Giulio Tremonti nella legge Finanziaria per il 2006, è stata drasticamente ridimensionata con un tetto massimo di 100 milioni imposto il 12 Novembre dalla Commissione Bilancio, e votato ed approvato dalla camera il 19 Novembre scorso. 
Chi non avesse compreso pienamente la gravità di questa scelta continui a leggere, gli altri saltino al prossimo capoverso (..senza barare però!). Il cittadino italiano, con la propria dichiarazione dei redditi, ha la facoltà di barrare una casella, che ha press'a poco la seguente dicitura:“Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, ...”. Con il proprio assenso, la propria firma, e l'inserimento del codice fiscale dell'ente scelto, egli decide di devolvere il 5x1000 di una parte delle imposte dovute allo Stato (il 5x1000 dell'IRPEF) ad una delle tantissime realtà che si occupi di ricerca scientifica o sanitaria, o di università, o di volontariato, o di promozione od utilità sociale. Giulio Tremonti si fece promotore di questa possibilità nel 2005. Ma già nella finanziaria approvata nel dicembre del 2009 per l'anno 2010, venne imposto un tetto massimo di 400 milioni: non importa quanti siano gli italiani ad avvalersi di questa facoltà, qualunque sia la cifra destinata alle varie organizzazioni non lucrative e non governative, il Governo ha già scelto che non verranno dati più di 400 milioni, che le associazioni dovranno dividere tra loro. E oggi, novembre 2010, si impone che per il 2011 non verrà permesso che più di 100 milioni possano essere assegnati agli enti di volontariato. 


In questo modo, barrando la casella, solo un quarto di quanto devoluto l'anno scorso arriverà all'ente da noi scelto. Perché la gravità del provvedimento sta in questo: ci lasciano la libertà di scelta, poiché siamo liberi di scegliere se e a chi devolvere il nostro 5x1000 dell'IRPEF; ma impediscono che la nostra scelta possa produrre effetti concreti.
Perché chiamarlo 5x1000, perché farci barrare quella casella, se hanno già deciso che si approprieranno comunque anche di quest'ultima, misera, percentuale di tasse e destineranno solo 100 milioni alle varie organizzazioni registrate? Ripeto: qualunque sia la cifra che gli italiani decideranno di destinare a enti di volontariato, in realtà solo 100 milioni vi andranno.
Decine di istituti di ricerca (vedi alla voce "malattie rare"), o soggetti protagonisti del soccorso umanitario nel mondo come Emergency, sono loro a pagare il taglio dei fondi volontari: molti saranno messi in ginocchio, gli investimenti verranno soppressi per mancanza di fondi.


Ma visto che una feroce critica rimane sterile se non diviene proposta, io vi dico: ho una proposta. Invece di accanirsi sulle associazioni di aiuto agli anziani, ai disabili, all'umanità in genere o sugli istituti scientifici, già provati da un quindicennio di prostranti tagli, perché non imporre il medesimo tetto massimo ai ricavi dell'8x1000?  Perché no?
Forse le gerarchie ecclesiastiche, ma anche le parrocchie o il volontariato religioso, si accontenterebbero della spartizione forzosa di 100 milioni di euro con altre cinque confessioni religiose? (A fronte dei 950 milioni di euro di media degli ultimi dieci anni).


Io non credo. E se non lo fanno loro, che hanno la forza della fede, come potrebbero tollerarlo scienziati, ricercatori e volontari? Perché dovrebbero tollerarlo i cittadini?


I dati: liberamente presi da Wikipedia et similia.
I fatti: sono stati prima di me perfettamente esposti dal mio amico Fabio, che cura un blog al quale sono affezionatissimo: fateci un salto quando potete, è stato sicuramente più chiaro di me e ha riportato quasi tutta l'intervista di PeaceReporter a Gino Strada..una chicca imperdibile!
Le opinioni: quelle sono mie, non cercatele altrove.

mercoledì 24 novembre 2010

AAA cercasi risposte

Le proteste studentesche di questi giorni in giro per l'Europa ricordano a noi giovani i nostri "padri" del 68. Sit ins, flash mobs, dimostrazioni, slogan, occupazioni, scontri con le forze dell'ordine. A Londra gli studenti sfondano le porte della sede dei Tory, a Roma quelle del Senato. E' possibile che si sviluppi un nuovo 68 o, meglio, un nuovo 77 in Italia? Magari è già iniziato. Una cosa è certa, le opinioni e i conflitti ideologici si sono radicalizzati, proprio come nel passato. E radicalizzazione = guai.
Quali saranno le conseguenze questa volta? A cosa porteranno le manifestazioni, le proteste, i sit in pacifici? Con tutta probabilità la riforma Gelmini domani passerà. Come si svilupperà allora il nostro nuovo 68? Qui in Italia non si tratta solo della riforma universitaria, dei tagli indiscriminati approvati da uomini al potere che non rappresentano più il popolo che li ha votati. Qui si parla di futuro, di sogni che vengono infranti, di possibilità dimezzate, di fiducia infranta. Qui si parla di paura. Paura del futuro. Anche i nostri padri del 68 ce l'avevano? Oppure allora si credeva ancora nei sogni e nelle ideologie?
Sappiamo tutti come è andato a finire il 77. Gli scontri, le violenze. E poi la degenerazione nel terrorismo di una parte, neanche troppo esigua, che ci credeva ma che aveva, a poco a poco, perso contatto con la realtà. Si arriverà anche qui in Italia a inviare pacchi bomba come in Grecia le scorse settimane? Ma di chi è la colpa? Perché si arriva a questo? E' come un ciclo che si ripete. Nulla di nuovo sotto il sole, siamo d'accordo. Ma io credo che una parte di noi, almeno di noi giovani, si sia stancata dei soliti errori.
Il crollo delle borse del 29, il boom economico degli anni 50, la recessione dell'inizio del 60, la stabilizzazione, la crisi economica del 73, la stabilizzazione, la nuova crisi, la nuova recessione, la ripresa, la crisi economica del 2008. Ma perché le banche e la sete di profitto di pochi individui devono mandare sul lastrico intere società, interi paesi? Perché si deve pagare in tanti l'errore di pochi?
Ci sono delle cose che non capirò mai. Ad esempio, non capisco perché bisogna togliere i soldi all'università e continuare a spenderli per l'esercito. E non capisco perché si continui a permettere alle banche di fare quello che vogliono. Non capisco perché i manager debbano guadagnare così tanto e un professore del liceo, che forma i cittadini di domani, così poco. Non capisco perché non si distruggano le piantagioni di oppio in Afghanistan, né perché la gente continui a votare Berlusconi. Non capisco perché la gente non si indigni sapendo che Berlusconi era iscritto alla P2 e sapendo quello che la P2 ha fatto in Italia negli anni di piombo. Non capisco perché, nel mondo, si continuino a ripetere gli stessi errori.
Errare humanum est, perseverare diabolicum.
Scrivete presto se avete risposta anche a una sola di queste domande.

lunedì 22 novembre 2010

Un obiettivo di distanza.

Oggi, a lezione, ho visto un documentario che mi ha fatto uscire dalla classe con lo stomaco pesante. Un documentario diverso dai soliti, prodotto da un regista indipendente di nome Renzo Martens. "Enjoy Poverty", questo il titolo, è un filmato che tratta della povertà in Africa, ma con sguardo critico, diverso. Non ci sono finti pietismi. Martens, invece, si pone una domanda. La chiede agli spettatori, così come agli uomini dei villaggi congolesi che sembrano seguirlo con interesse.
"A chi appartiene la povertà?" Nessuno risponde. "Perché se viene venduta" continua Martens con sguardo impassibile, "ci deve essere un capo". La povertà è una risorsa. Una risorsa da cui tutti guadagnano, dai fotogiornalisti, che vengono pagati a prezzo d'oro per le loro foto, all'Unicef, che espone il suo simbolo su ogni tela di plastica che ricopre le capanne malandate in cui uomini, donne e bambini vivono.
La povertà è una risorsa. Mi vengono in mente quei fotografi che Martens filma con la sua telecamera non professionale, dall'obiettivo sporco e rigato. I fotografi che con naturalezza catturano immagini strazianti, fotografie che sarebbe meglio non scattare, non con quella insistenza irrispettosa che elimina la poca dignità umana rimasta nei soggetti ridotti a pelle e ossa. Scheletri viventi che riescono ancora a rantolare, lo sguardo vuoto e fisso. Ma tanto nelle fotografie non si sente il rumore delle loro voci.
Quanto prende un fotografo occidentale per una foto del genere? 50 dollari, risponde un fotoreporter italiano che lavora per Agence France Presse. Quanto prende un fotografo africano? 75 centesimi. Ma c'è un altro problema. I congolesi intervistati da Martens fotografano matrimoni, feste, compleanni. Non morte. Allora sono foto che non valgono niente. I media occidentali vogliono i disastri, le tragedie. Vogliono le foto dei bambini che muoiono di fame, delle donne violentate e dei militari morti. E' questa l'Africa che ci piace.
Mi viene in mente il mega-poster appeso fuori dalla FAO, dove il solito bambino scheletrico che piange guarda le macchine che scorrono davanti al Circo Massimo. "1 billion people live in chronic hunger and I'm mad as hell!" Per adesso è questa l'immagine che ci viene imposta. Come negli anni 80 ci veniva detto di vedere i mujaheddin come "freedom fighters" e oggi ci viene detto di vederli come terroristi. Eppure, oggi come negli anni 80, combattono per la libertà. Allora contro il nemico sovietico, oggi contro lo zio Sam.
Verrà mai svelata l'altra faccia della medaglia? Verranno raccontate anche altre verità? E' necessario lottare per un mondo mediatico più aperto, diversificato, positivo e obiettivo. Noi cominciamo con un semplice blog sperso nell'abisso del web. E chi vuole, ci segua!

Vieni via con me

La querelle sul programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano, seguita al monologo di lunedì scorso dello scrittore,la conosciamo tutti (altrimenti, http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/22/ricapitolando-lunedi-saviano-sfonda-una-porta/78070/ ; http://www.corriere.it/politica/10_novembre_17/maroni-saviano-vieni-via-con-me-lega_3c0900b4-f250-11df-a59d-00144f02aabc.shtml ; et similia). Il nostro ministro degli Interni è intervenuto su tutto l'intervenibile mediatico, tenendoci ostaggio della sua propaganda (quella sì, politica): Radio Padania, Matrix, Porta a Porta, L'ultima parola, In Mezz'ora.
Poi si impone anche su Ruffini, direttore di Rai3, e ottiene i suoi tre minuti di replica a Vieni via con me. Leggerà l'elenco dei successi del governo nell'azione di contrasto alle mafie.
Polemica sterile e pretestuosa, a mio avviso. Che l'infiltrazione mafiosa nella politica e nell'economia locale al Nord sia in aumento non è un'opinione, è cronaca giudiziaria (vedi rapporto DIA, primo semestre 2010); che la Lega Nord governi da quindici anni in quelle stesse amministrazioni locali, è storia. Affermare che queste organizzazioni criminali possano aver intessuto rapporti con la Lega Nord per garantire i propri interessi, è frutto di quel processo logico che è la proprietà transitiva. Il vespaio, l'ennesimo, sollevato dagli esponenti della Lega Nord è utile solo a perdere le distanze dalla cifra delle affermazioni di Saviano, e il fine di tale bagarre è proprio questo. Ancora una volta, ai fatti si contrappongono le grida, affinché il dibattito scaturito dalla constatazione di uno stato di cose possa essere derubricato a polemica politica.

Mi viene però da fare un'altra riflessione. I mezzi d'informazione che supportano le tesi governative sono imponenti e pervasivi, e svolgono il loro compito in maniera efficace e tambureggiante. Eppure.
Eppure tre minuti a "Vieni via con me" diventano vitali, irrinunciabili, indispensabili. E questo accade ogni qualvolta hanno successo programmi televisivi che producono cultura, aiutando a riflettere, semplicemente uscendo dalla mediocrità e banalità degli altri format. È successo con Satyricon, L'Ottavo Nano, (ogni giovedì sera con) Annozero, RaiOt, addirittura Parla con Me e Che tempo che fa, poi Report, e altri ancora, fino a Vieni via con me. Il guaio non sono questi programmi, ma il loro pubblico, troppo numeroso per esser tollerato. E allora anche quello spazio va invaso, per raggiungere quella parte di spettatori che davanti ad una scelta vera, premia Fazio e Saviano preferendoli al Grande Fratello e a Montalbano. Tre minuti a Vieni via con me per raggiungere una fetta enorme di elettori, e rintronarli con il solito messaggio assordante diffuso dai soliti personaggi. Ma se quei programmi hanno successo, è proprio perché loro non ci sono.
Perché vengono dimezzate le puntate di una trasmissione che registra nove milioni di spettatori, conseguendo il record di rete?
Perché non posso guardare la televisione senza essere continuamente vittima di spot elettorali? Perché non dovrei esigere che il servizio pubblico si limitasse ad essere tale? Perché non siamo noi a decidere?
Perché no?