lunedì 25 luglio 2011

Abbasso le Poste Italiane

Manca poco alla mia partenza per New York, ma prima di prendere l'aereo che, ancora una volta, mi porterà all'estero, devo togliermi un sassolino dalla scarpa. Sono mesi - non scherzo - che voglio scrivere questo articolo. Ma non l'ho mai fatto per la paura di non riuscire ad esprimere in modo distaccato la rabbia che provo. Un articolo non viene bene se ci sono sentimenti troppo forti di mezzo. Io la rabbia ancora non l'ho smaltita a sufficienza. Forse non
la smaltirò mai perché il soggetto di cui voglio parlare in questo articolo - le Poste Italiane - continuano a farmene ogni giorno. Non mi risparmiano. E so di non essere l'unica.
Le Poste sono un nemico comune. Non c'è cittadino italiano che non abbia una storia sgradevole da raccontare a riguardo: un pacco mai recapitato, merce rubata, ore di fila agli sportelli, ostacoli burocratici che non stanno né in cielo né in terra, servizio scadente, eccetera eccetera.
La mia rabbia è nata nel 2006, quando sono partita per il Kansas. Un regalo spedito da Ashland per il compleanno di mia sorella Francesca non è
mai arrivato a Roma. Niente di prezioso: un paio di calzini spugnosi antiscivolo e un bigliettino. Di lì la situazione è degenerata: lettere recapitate con ritardi mostruosi, pacchi spariti e - all'apice del disastro - l'ultimo pacco che ho spedito dal Kansas con vari vestiti, libri, oggetti poco prima del mio ritorno nel Bel Paese è arrivato aperto. Hanno avuto il coraggio di rubarmi (o perdermi - fa lo stesso visto che non ce l'ho più) il Purgatorio di Dante Alighieri. Ogni tanto, ancora mi ricordo di oggetti o vestiti che avevo comprato in America e che non so che fine abbiano fatto. Sono sicura che gli oggetti mancanti - neanche fosse una partita di Cluedo - si trovassero nel famigerato pacco.
Come sapete, nel mio anno all'estero ho fatto tante amicizie internazionali. E io e le mie amiche siamo all'antica: ci piace ancora scrivere e ricevere lettere, cartoline, regali per posta a Natale e per i nostri rispettivi compleanni. Una disgrazia: per me e per loro. Di nuovo, pacchi spariti nel nulla e ritardi vergognosi (in media, in Italia, ci mettiamo una o due settimane in più rispetto alla Germania a ricevere i pacchi dalla Svezia).
Ma uno dei fatti più eclatanti e vergognosi mi è successo nel dicembre 2008. Come regalo di Natale, avevo preparato due collanine per Freia, la mia amica tedesca, e Linnea, svedese. Questa volti i pacchi sono arrivati a destinazione: vuoti.
Entrambe le mie amiche hanno ricevuto la busta gialla contenente solo un bigliettino natalizio in cui scrivevo: "spero il regalo ti piaccia, l'ho fatto con le mie mani." Delle collanine, del valore totale di €5 l'una, neanche l'ombra. Mi spiego quale sia stato l'uso che ne ha fatto il postino italiano che se le è fregate.
Arrabbiata per l'accaduto ("arrabbiata" è un eufemismo), ho scritto un articolo intitolato L'Oltraggio Postale in cui denunciavo il furto. L'ho inviato alla rivista Internazionale: niente da fare, loro pubblicano solo articoli stranieri tradotti. L'ho inviato al Sole 24 Ore: l'articolo non poteva essere pubblicato perché parlava male delle Poste Italiane e il Sole, come tutti gli altri quotidiani, dipende dalle Poste per la consegna delle copie in abbonamento. Insomma, mai andare contro gli "amici", anche quando fanno porcate. Ogni tanto, quando si dice che la politica italiana è lo specchio del nostro Paese, mi chiedo se sia vero o no.
Se ne avete abbastanza di questa lamentela, mi dispiace per voi, ma la lista degli oltraggi subiti non finisce qui. Nel marzo 2010 il mio ragazzo Massimo è andato a Madrid con degli amici. Dall'Italia (visto che non ha avuto tempo in Spagna), mi ha inviato una cartolina piena di dolci parole. Il postino si è permesso di scrivere - cito - "PS CAZZARO!!!" e di disegnare delle corna.
A testimonianza, pubblico qui sotto la fotocopia della cartolina.


A giugno, come ben sapete, le Poste Italiane si sono bloccate per ben dieci giorni per un problema ai computer. Pensioni non pagate, file chilometriche, bollette che scadevano, ore e ore perse. Alcune anche delle mie. Sono stata un'ora alle Poste per inviare un pacco per il compleanno di Freia. Dopo 60 minuti che aspettavo - con il numeretto dell'attesa in irritante staticità - me ne sono andata. Tre giorni dopo, ho cambiato Stato e ho inviato il pacco dalle Poste Vaticane. Se vi sembra una soluzione normale...
L'ultima cosa che mi è successa è addirittura ridicola, sembra una presa in giro. Ho mandato delle lettere ai direttori dei più importanti quotidiani italiani per chiedere sponsorizzazioni durante il Master in giornalismo alla Columbia. A parte il costo (€5 per lettera inviata come raccomandata con ricevuta di ritorno), la lettera inviata al direttore di Repubblica Ezio Mauro mi è ritornata indietro con queste parole annotate dal postino: SCONOSCIUTO DICHIARA PORTIERE. Fatevi quattro risate. Ecco la fotocopia della lettera:


A voi sembra mai possibile che il servizio postale di un Paese europeo funzioni in questo modo nel XXI secolo? Va bene che l'Italia è un'eccezione, ma perché sempre un'eccezione negativa? Invito tutti i lettori a condividere con noi i danni subiti dalle Poste Italiane. Raccontate le vostre esperienze. DENUNCIATE. E fatelo qui, visto che sui nostri quotidiani non si può.
Io, intanto, aspetto ancora il pacco che mi ha inviato il 7 luglio la mia mamma americana dal Kansas per il mio compleanno. Arriverà mai?

sabato 16 luglio 2011

La morte di un amico


Ieri è morto un nostro caro amico.
Un amico che ci è sempre stato vicino, accogliendoci quando ne avevamo bisogno, riscaldandoci d'inverno con i suoi tè e le fette di torta o con una birra fresca durante l'estate. Un amico che ha valorizzato le nostre idee e la nostra fame di cultura, che ha dato spazio alla nostra creatività. Un amico che ci ha sempre incoraggiato a pensare, a criticare e a leggere, seduti su una poltroncina di velluto rosso o su sedie ripieghevoli di legno, sotto rami secchi ricoperti di lettere dell'alfabeto.
E' morto un amico che ha creduto in noi, che ci ha ascoltato e aiutato a crescere. Un amico che credeva nell'Uomo e nella sua possibilità di creare e di divenire immortale. Sentiremo la sua mancanza, come la sentiranno migliaia di altre persone, come la sentirà Roma e questo nostro Paese, che ieri ha perso ciò per cui avrebbe dovuto combattere. Ma le firme e le potreste non sono bastate.
Ieri è morto un nostro caro amico. E per questo noi piangiamo.
Addio Bibli.

lunedì 11 luglio 2011

Intervista a Rebecca Spitzmiller: riprendiamoci Roma!

di Alessandra Potenza

Negli anni 80, i criminologi George Kelling e James Wilson parlarono della teoria della finestra rotta. Il concetto era semplice: la presenza di finestre rotte in un palazzo vuoto genera altri atti di vandalismo. In breve, il degrado dell'ambiente non stimola la gente a rispettare quell'ambiente. Se quindi un uomo è abituato a vedere spazzatura, cicche e pezzi di carta sul marciapiede, avrà meno ripensamenti a gettare a terra il proprio mozzicone di sigaretta qualora non trovi un secchio a portata di mano. E così, ripulire dalle scritte la metropolitana di New York negli anni 80 e 90 ha portato a una diminuzione del vandalismo e della criminalità "minore".


A Roma, il problema della sporcizia e del degrado non è di secondaria importanza. Appena ci si allontana un po' dal centro - ma neanche troppo - cartacce, mozziconi di sigaretta, foglie secche, cacche di cane, bottiglie e pagine di giornale inondano i marciapiedi. I commercianti non hanno neanche l'interesse di pulirsi gli usci dei negozi e cancellare le scritte sui muri fra una vetrina e l'altra.
Ma se il Comune di Roma non ci pensa, dobbiamo farlo noi cittadini. Se l'Ama non passa un giorno sì e uno no a pulire le nostre strade e i muri dei nostri palazzi, dobbiamo rimboccarci le maniche e farlo noi. Del resto, non siamo stanchi di meravigliarci ogni volta della pulizia delle capitali europee?
La ribellione alle tag e al vandalismo è già cominciata per le strade della Capitale. Retake Roma, infatti, è un movimento che da un anno e mezzo promuove la pulizia della città, coinvolgendo in particolar modo i giovani. Fondato nel gennaio 2010 dalla Fondazione Garibaldi, Retake Roma incoraggia la cittadinanza attiva e l'amore per la propria città. Armati di spazzole, vernici, pennelli e pettorine, i retakers hanno già pulito diverse strade della capitale. Tutti possiamo - e dobbiamo - dare una mano. Come? Iniziate ascoltando il file audio che trovate qui sotto. Al mio microfono, una delle fondatrici di Retake Rome, Rebecca Spitzmiller, spiega di cosa si tratta il movimento e perché è necessario partecipare.