Pubblichiamo la seconda parte delle riflessioni di PJ! Buona lettura!
E qui ecco di nuovo il mio antidiluviano Amstrad. Era dunque uno strumento molto velleitario, quanto a possibilità di utilizzo, però conteneva disperso nei suoi circuiti, un oggetto misterioso di nome modem, che inizialmente non avevo nemmeno notato, dato che le istruzioni non lo nominavano. Ricordo solo che notai una piccola presa su un lato del computer accanto alla quale era incisa questa parola misteriosa “MODEM”. Non che fossi particolarmente interessato a scoprire di cosa si trattasse, dato che allora il computer non si usava mai per comunicare, e non mi era certo venuto in mente che quella piccola presa avrebbe significato una rivoluzione epocale nella diffusione e moltiplicazione dello scibile umano. Tuttavia un giorno notai in un'edicola un manuale con un titolo che mi incuriosì “Guida ai segreti del modem”, e ovviamente lo comprai, io ero uno dei pochi possessori di questo strano apparato. Il libro era scritto talmente male che per le prime dieci pagine nemmeno si capiva a cosa il modem potesse servire (secondo la classica, autistica, patologia mentale degli informatici che danno sempre per scontato che chiunque capisca al volo il loro gergo e le loro sigle e i loro acronimi). Dopo cominciava la criptica descrizione dei comandi necessari a farlo funzionare dopo averlo attaccato a una linea telefonica. Comandi da impartire a mano, secondo rigide sequenze, prestando ascolto e interpretando correttamente i fischi e le pernacchie che la perversa macchinetta emetteva. Comunque, in fondo al libro comparve finalmente l'unica indicazione veramente utile, che spiegava chi chiamare con questo modem. C'era una breve lista di numeri di telefono, dei quali ben cinque in America, tre in Gran Bretagna e uno solo in Italia. Si trattava del numero della rivista di informatica MCLink. Composi dunque laboriosamente questo numero e finalmente ottenni risposta, dall'altoparlante del computer si sentì dire “Pronto?”... Forse non si trattava di un modem che rispondeva dall'altra parte, ma non ne ero completamente sicuro, tanto che cominciai a dare alcuni altri comandi descritti dal manuale, finchè dall'altra parte del filo non mi giunse questa preziosa indicazione “guardi, il modem ora è staccato, provi a chiamarmi a questo numero col telefono”. Questo fu il mio primo collegamento, ma altri poi ne seguirono ed ebbero successo. Era entusiasmante, sembrava di essere dei radioamatori e scoprii che la comunità italiana degli utilizzatori di modem contava ben un centinaio di persone. L'attività principale era una chat primordiale, e quello che trovavo più stupefacente era che riuscivo a comunicare anche con gli altri pionieri che si trovavano a Milano senza dover pagare l'interurbana. Mi fu assegnato l'anno successivo un indirizzo sperimentale di posta elettronica, e mi spiegarono il concetto di questa nuova forma di comunicazione, concetto che non afferrai subito (mi sembrava impossibile che si potesse ricevere un messaggio senza essere connessi nel momento nel quale esso veniva spedito). MCLink, allora una cooperativa di entusiasti, mi propose anche di cominciare a lavorare con loro su queste novità, ed io, con il fiuto per gli affari che mi contraddistingue, naturalmente declinai l'offerta... Ero comunque stato uno dei primi in Italia ad avere un indirizzo di posta elettronica, e poi ad accedere ad Internet.
Continua...
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