mercoledì 24 novembre 2010

AAA cercasi risposte

Le proteste studentesche di questi giorni in giro per l'Europa ricordano a noi giovani i nostri "padri" del 68. Sit ins, flash mobs, dimostrazioni, slogan, occupazioni, scontri con le forze dell'ordine. A Londra gli studenti sfondano le porte della sede dei Tory, a Roma quelle del Senato. E' possibile che si sviluppi un nuovo 68 o, meglio, un nuovo 77 in Italia? Magari è già iniziato. Una cosa è certa, le opinioni e i conflitti ideologici si sono radicalizzati, proprio come nel passato. E radicalizzazione = guai.
Quali saranno le conseguenze questa volta? A cosa porteranno le manifestazioni, le proteste, i sit in pacifici? Con tutta probabilità la riforma Gelmini domani passerà. Come si svilupperà allora il nostro nuovo 68? Qui in Italia non si tratta solo della riforma universitaria, dei tagli indiscriminati approvati da uomini al potere che non rappresentano più il popolo che li ha votati. Qui si parla di futuro, di sogni che vengono infranti, di possibilità dimezzate, di fiducia infranta. Qui si parla di paura. Paura del futuro. Anche i nostri padri del 68 ce l'avevano? Oppure allora si credeva ancora nei sogni e nelle ideologie?
Sappiamo tutti come è andato a finire il 77. Gli scontri, le violenze. E poi la degenerazione nel terrorismo di una parte, neanche troppo esigua, che ci credeva ma che aveva, a poco a poco, perso contatto con la realtà. Si arriverà anche qui in Italia a inviare pacchi bomba come in Grecia le scorse settimane? Ma di chi è la colpa? Perché si arriva a questo? E' come un ciclo che si ripete. Nulla di nuovo sotto il sole, siamo d'accordo. Ma io credo che una parte di noi, almeno di noi giovani, si sia stancata dei soliti errori.
Il crollo delle borse del 29, il boom economico degli anni 50, la recessione dell'inizio del 60, la stabilizzazione, la crisi economica del 73, la stabilizzazione, la nuova crisi, la nuova recessione, la ripresa, la crisi economica del 2008. Ma perché le banche e la sete di profitto di pochi individui devono mandare sul lastrico intere società, interi paesi? Perché si deve pagare in tanti l'errore di pochi?
Ci sono delle cose che non capirò mai. Ad esempio, non capisco perché bisogna togliere i soldi all'università e continuare a spenderli per l'esercito. E non capisco perché si continui a permettere alle banche di fare quello che vogliono. Non capisco perché i manager debbano guadagnare così tanto e un professore del liceo, che forma i cittadini di domani, così poco. Non capisco perché non si distruggano le piantagioni di oppio in Afghanistan, né perché la gente continui a votare Berlusconi. Non capisco perché la gente non si indigni sapendo che Berlusconi era iscritto alla P2 e sapendo quello che la P2 ha fatto in Italia negli anni di piombo. Non capisco perché, nel mondo, si continuino a ripetere gli stessi errori.
Errare humanum est, perseverare diabolicum.
Scrivete presto se avete risposta anche a una sola di queste domande.

1 commento:

  1. Nel 68 si pensava di cambiare il mondo, si viveva in una società che aveva meno garanzie di adesso. Lo sapevate che la settimana di 40 ore, i permessi di malattia retribuiti, le 150 ore di permessi retribuiti per i lavoratori che studiavano fecero parte del pacchetto di riforme proposto nel novembre del 1969? Ma i giovani, come deve essere,sognavano di cambiare il mondo, si parlava di libertà in tutti gli aspetti della vita, ovviamente nel mondo occidentale, altrove, in Africa e nel cosiddetto terzo mondo e nei paesi sotto influenza sovietica o in Cina di 68 ne hanno visto e fatto pochino.
    Oggi abbiamo una situazione molto diversa, il terzo mondo di allora( Cina, India, Sud America) sta spostando l'ago economico. L'Africa no. è ancora terra di conquista, Noi occidentali siamo in crisi e dobbiamo affrontare un cambiamento fondamentale che ci vedrà, nei prossimi anni, non più il centro economico e culturale del mondo. In più, è sparito il blocco comunista e gli scontri non sono più polarizzati. Rimangono potenti ancora i gruppi economici e finanziari che stanno riducendo la quota di ricchezza condivisa accentrandola sempre di più nelle mani di pochi. In tale situazione di incertezza è inevitabile che il senso di ribellione, che è normale che tutti i giovani abbiano, tende a radicalizzarsi. Le cose ingiuste sono tante, le persone non apprendono dalla storia e seguono con gli stessi meccanismi mentali i leader. I grandi comunicatori lo sanno benissimo e il presidente del consiglio è un grande comunicatore. Quindi non stupitevi ma continuate ad esercitare la coscienza critica e a proporre nuove soluzioni. Alla fine ce la farete.
    Coraggio

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