venerdì 25 novembre 2011

Con la pistola puntata.

E va bene. Ora abbiamo un governo tecnico. Lo chiamano così perché l’esecutivo non è formato da “politici di professione” (a me fa sempre ridere questa espressione; che fai nella vita? Il politico. Sì, ma come campi? Beh giro, vedo gente, faccio cose). Che poi uno dice “è tecnico”, quindi è inutile starci troppo a riflettere: lo sapranno loro quello che fanno, no? Sono tecnici! Vabbè, mi chiedo, ma concretamente che vuol dire? L’italiano medio, che poi è il novanta per cento della popolazione, ha capito cosa è successo?

Io la vedo così: il nostro stato è pesantemente indebitato con la finanza mondiale. Per pagare gli interessi sul debito, ci siamo indebitati e ci stiamo indebitando ancora di più, chiedendo altri soldi in prestito ad interessi più elevati. Nell’anno del signore duemilaundici, nel mese di novembre, i creditori si sono stufati. Il governo paralizzato dagli scandali sessuali e giudiziari praticamente da quando si è insediato era totalmente incapace di fornire garanzie sufficienti ai nostri creditori. L’Italia è stata colpita da un attacco speculativo che ha costretto il presidente del consiglio alle dimissioni, seppur ancora dopo strenui tentennamenti (ma possibile che all’età sua abbia ancora questa fame di potere?).

Saremmo potuti andare alle elezioni, certo. Sarebbe stata una scelta ineccepibilmente democratica. Che avrebbe però lasciato l’Italia senza un governo fino a metà febbraio, inizio marzo. Nella bufera economica, finanziaria e istituzionale in cui ci troviamo, sarebbe stato un suicidio, con un esecutivo sfiduciato che avrebbe terrorizzato gli investitori stranieri e tutta l’Europa politica. Il capo dello stato ha perciò avviato le consultazioni, che hanno dato esito positivo intorno alla figura di Mario Monti: i capigruppo dei partiti che costituiscono la maggioranza in entrambe le camere del parlamento hanno accettato di conferirgli l’incarico di governo. Monti ha presentato la lista dei componenti l’esecutivo (i vari ministri) e ha chiesto la fiducia alle camere, che gliel’hanno data. C’è un complotto massonico bancario dietro questo processo? Non credo.

C’è un paese, l’Italia, che è praticamente insolvente davanti ai sui creditori. E i suoi creditori sono altri stati e agenti finanziari in grado di comprarsi altri stati. Un uomo che non ha mai smesso di aggiornare di volgarità il suo campionario di battute, ma non è stato in grado di fronteggiare la crisi quando infine, tardivamente, si è deciso ad ammetterla, ha consegnato l’Italia alla volubilità e alla pericolosità dei mercati. Per quanto non mi convinca pienamente la situazione attuale, poco trasparente, questa era l’unica soluzione possibile per evitare il fallimento dello stato italiano: un uomo, Monti, conosciuto in Europa perché vi ha lavorato, vicinissimo all’alta finanza ma di alto spessore.

Non è una risposta democratica, è una risposta d’emergenza. Un’emergenza cui ci ha spinto anche l’inerzia di Napolitano, che appena un anno fa diede a Berlusconi i giorni sufficienti per inaugurare in parlamento il mercato delle vacche del quale siamo stati tristi spettatori. Ora il capo dello stato si è dimostrato capace di una vitalità istituzionale del quale lo ritenevo sprovvisto. Meglio tardi che mai.

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