lunedì 20 dicembre 2010

Questo Paese che muore



Questo Paese che muore quando ci vince la pigrizia, quando ci dimentichiamo che siamo importanti, e che è importante ricordarcelo.
Questo Paese che muore perché ci fa scordare chi siamo e allontana chi vorremmo essere.
Questo Paese che muore quando non parliamo, ma ascoltiamo e basta.
Questo Paese che muore perché promette, illude, delude, riaccende speranze, ma poi le rispegne...
Questo Paese che si fa forza sulle nostre debolezze, ma si sbaglia di brutto.
Questo Paese che muore molto lentamente, perché ha ancora tantissime persone su cui contare.
Questo Paese che muore perché opprime e priva, e chi si sente oppresso e privato perde ogni giorno un po’ di voglia di aiutarlo.


Feda

Questo paese che muore dolcemente e senza fatica.
Perché dannarsi l'anima se è impossibile evitarne la morte?
Perché è con l'amore e il sudore della nostra fronte che manterremo l'Italia ancora attaccata alla vita.
Potrà essere un filo sottilissimo, ma c'è!
Come dice il proverbio: "la speranza è l'ultima a morire" ed io ancora non l'ho persa.

Pasquale

Io non credo che l'Italia versi in condizioni così disastrose; credo piuttosto che si troverà in queste condizioni se le sue redini resteranno ancora nelle mani di un governo come quello attuale.
Per fortuna la differenza non è sottile. La descrizione che è stata fatta è quella di un malato terminale in cui le metastasi pervadono tutto il corpo; io credo che il tumore sia allo stato iniziale. 
Forse questo pessimismo lo relegherei all'annoso problema delle mafie, problema irrisolvibile a breve tempo (breve?). 
Faccio alcuni superficiali esempi: la costituzione italiana è una bellissima costituzione e la corte costituzionale è un organo che ancora riesce a tutelarla, la sanità tutto sommato è buona (è garantita a chiunque, cosa non da poco se paragonata a quella di altri paesi), la scuola benché minata alle fondamenta è ancora efficiente e l'università è come una bella donna che sta per essere stuprata.
Per non parlare dei paragoni che si possono fare con altri paesi (e non parlo solo dell'emisfero nord del mondo) o con l'Italia stessa in epoche passate. Il problema del lavoro è effettivamente un tasto dolente, che però riguarda quasi tutto il mondo ed è comunque caratteristico di questo periodo storico.
Insomma, bisogna battersi perché abbiamo da perdere, non perché abbiamo a cuore il gol della bandiera!

Marco

Più che critiche, sono un completamento del mio pensiero!In qualcosa non sono stato molto chiaro, mi sono lasciato prendere dalla prosa. Non do l'Italia per spacciata, mi fanno più paura gli italiani. Sanità, scuola, università: non saremo gli ultimi del mondo occidentale, ma io pretendo di più, e mi avveleno perché dobbiamo subire la malagestione degli ingordi che ci governano, come te. Io pretendo di più perché credo che un cittadino di una democrazia debba pretendere di più.
Ed è vero: non siamo malati terminali. Però dobbiamo muoverci, perchè il cancro lo sconfiggi nei primi mesi, non nell'ultimo round. Se arrivi all'ultimo round, ha già vinto lui.
Non vorrei essere frainteso: rifiuto ogni simbolismo patriottico (patria, bandiera, etc.), per me non è un valore. Piuttosto rispetto il luogo dove vivo (qualunque esso sia e sarà), e lo rispetto talmente tanto che non posso accettare il modo in cui è gestito. Le gettate di cemento, lo sventramento del sottosuolo per i parcheggi privati (a 100000€ a boxe), il disboscamento delle montagne a ridosso delle cittadine, le conseguenti frane. Tutte queste cose mi fanno incazzare non per amor patrio, ma per il profondo rispetto che ho della vita.
Il mio richiamo finale è il nodo del post: abbiamo il tempo e la possibilità di cambiare il nostro futuro, di pretendere di cambiarlo. Avere la possibilità non basta, bisogna coglierla. Facciamo in modo non rimangano parole. Deve essere un impegno.

Massimo

Con questa lieve correzione di rotta ricalchi alla grande il mio punto di vista soprattutto sul fatto che dobbiamo sempre pretendere di più (altrimenti oggi staremmo ancora lottando contro la schiavitù) e sul fatto che "dobbiamo muoverci, perché il cancro lo sconfiggi nei primi mesi, non nell'ultimo round."

Marco

Questo paese che sembrava morire nel ventennio fascista,
Questo paese che sembrava rinascere negli anni '60,
Questo paese che sembrava ribellarsi negli anni '70.
Questo paese ora immobile perché imbavagliato,
Questo paese amaro ed amato,
Questo paese è il nostro paese e dobbiamo difenderlo dal qualunquismo, dall'ignavia, dall'ignoranza, dalla sopraffazione, dalla codardia, da noi stessi...
Questo paese ha bisogno di noi.


Paolo


1 commento:

  1. Il Paese muore se muoiono le idee e i pensieri dei giovani: sta a voi non farlo morire. Cadono le case, smottano le montagne, tracimano i fiumi e la gente non entra in ospedale, ma voi e le vostre teste rimangono e qualcosa cambieranno, qui o altrove, non importa. I pensieri sono boomerang, possono fare il giro del mondo, ma poi ritornano da dove partono.
    Simonetta (non sono giovane)

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