Uno. La Consulta boccia i due quesiti proposti dai comitati referendari sulla legge elettorale. Le firme raccolte, un milione e duecentomila (tra le quali la mia), sostenevano l'abrogazione totale (quesito 1) o parziale (quesito 2) dell'attuale legge elettorale (quella Calderoli, da lui stesso definita "una porcata"). La Costituzione prevede che siano sufficienti cinquecentomila firme per proporre (proporre) i quesiti referendari alla Corte Costituzionale, che ha la facoltà di giudicare sull'ammissibilità dei quesiti proposti (proposti) dal comitato. Non vi annoio con leggi e sentenze precedenti. Il punto è uno: sta alla Corte giudicare sull'ammissibilità dei quesiti (che devono avere le caratteristiche di chiarezza, univocità ed omogeneità). Per quanto riguarda i quesiti referendari su leggi elettorali, essi non possono riguardare la legge elettorale nella sua interezza (come faceva il quesito 1), ma solo parti di essa (come il quesito 2), affinché la parte residua di quella legge possa comunque garantire la propria operatività nell'eventualità di immediate elezioni. La repubblica democratica non può permettere un vuoto legislativo nella materia elettorale. Il punto è: il secondo quesito proposto (proposto) in questi giorni risponde a questi requisiti? Garantisce l'immediata applicabilità della normativa residua?
Ecco, no. Lo ha deciso la Corte Costituzionale, nell'ambito dei propri poteri. Punto. Possiamo non essere d'accordo, e lamentarci per una legge elettorale penosa, come io credo sia quella vigente. Ma gridare al golpe e al sovvertimento dell'ordine democratico è in primo luogo patetico, in secondo fuorviante, in terzo rappresenta uno schiaffo a mano piena all'ordine democratico. Perché è la Consulta a decidere sull'ammissibilità dei quesiti referendari, non è il popolo (così demagogicamente tirato in ballo). E la Consulta ha detto che non sono ammissibili. Punto. Era Berlusconi più di un anno fa a vomitare parole d'odio contro la Corte (che gli aveva bocciato il lodo Alfano, rendendolo "incostituzionale"), non facciamo l'errore di comportarci in maniera analoga a quella di un uomo che non ha il minimo rispetto per le istituzioni.
Due. La Camera boccia, per la seconda volta, la richiesta d'arresto nei confronti di Nicola Cosentino, avanzata dai giudici nell'ambito di un'inchiesta della dda di Napoli sulla camorra. Una parte dei trecentonove deputati che hanno negato la custodia cautelare si è fatta scudo con il voto segreto voluto dal PdL e ha votato in difformità con l'indicazione del proprio gruppo parlamentare. Tra questi non ci sono i sei deputati radicali eletti nelle liste del partito democratico, che hanno annunciato fin da subito l'intenzione di votare no all'arresto, in rispetto del principio garantista del quale si fanno baluardi. Ecco, no. Da quando garantismo è sinonimo di impunità? Da quando garantismo è sinonimo di ostacolo alla giustizia? Questo appropriarsi di parole nobili per coprire le proprie azioni e le proprie responsabilità, spacciando quest'ennesimo abuso come coraggioso atto di libertà, è disgustoso.
I trecentonove che anche oggi hanno svilito le istituzioni del nostro Stato, hanno voluto semplicemente dirci una cosa. Siamo qua non perché ci avete votato voi, ma perché l'ha deciso la segreteria del mio partito. Sono là senza il nostro mandato, ed è per questo che abbiamo bisogno di una nuova legge elettorale. E non l'avremo con un referendum.
spiegarsi il quotidiano non è poi così facile, ma perché non provarci? dipingere il futuro è un procedimento rischioso, ma perchè non tentare?
Visualizzazione post con etichetta referendum. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta referendum. Mostra tutti i post
giovedì 12 gennaio 2012
Uno, due.
abbiamo parlato di:
160caratteri,
costituzione,
giustizia,
Italia,
politica,
referendum
lunedì 7 febbraio 2011
Cittadini attivi a Milano
Cinque quesiti referendari sull'ambiente che piacciono ai milanesi
Il 6 Novembre scorso sono state depositate le firme dei milanesi che hanno aderito alla campagna referendaria per "la qualità dell'ambiente e la mobilità sostenibile". Ne sono state raccolte più di 25000 per ogni quesito, che sono cinque in tutto, promosso dai movimenti ambientalisti, dalle associazioni cittadine e i gruppi di volontariato milanesi. La risposta dei cittadini è stata superiore alle attese, e fa ben sperare per il referendum che si svolgerà prima di metà Maggio.
I movimenti ambientalisti e di volontariato milanese hanno compreso la richiesta dei cittadini di essere coinvolti nelle scelte che li riguardano.
È questo il presupposto che ha permesso il coinvolgimento di numerosi movimenti civici e singoli volontari, che sono stati premiati con 125000 firme circa, più di 25000 a quesito, ben oltre le 15000 richieste (l’1,5% degli iscritti alle liste elettorali, secondo il regolamento comunale). Il comitato ha poi verificato e autenticato tutte le adesioni, che sono state depositate il 6 Novembre scorso. Entro il 15 Maggio i cittadini milanesi dovranno esprimersi sui cinque quesiti proposti dal comitato, e se almeno il 30% di loro lo farà, e prevarrà il sì, allora gli organi comunali non potranno ignorare le richieste dei milanesi, dovendo prendere in considerazione le proposte avanzate dai propri cittadini.
Vediamo ora nello specifico quali siano i punti focali del referendum. Il primo quesito riguarda il potenziamento dei mezzi pubblici, l’estensione di ecopass (la tassa introdotta nel 2008 sui veicoli inquinanti) e la pedonalizzazione del centro, per ridurre il traffico e gli elevati livelli di smog della città, che figura tra le prime trenta città inquinate d’Europa (nella classifica, ben diciassette sono italiane). Il secondo quesito è per raddoppiare gli alberi e il verde pubblico, riducendo contemporaneamente il consumo di suolo, e per analogia il terzo quesito è a favore della conservazione del futuro parco dell’area EXPO. Il quarto impegna il comune al risparmio energetico e la riduzione dell’emissione di gas serra, mentre il quinto è una proposta per la riapertura del sistema dei navigli milanesi.
Ogni quesito è accompagnato dalla previsione di una spesa massima per il raggiungimento degli obiettivi, corredata da proposte concrete per sopperirvi, che prevedono anche sponsorizzazioni, coinvolgimento dei cittadini e la dismissione del patrimonio immobiliare comunale, che non sia di pregio storico-monumentale. La cura dei dettagli, la concretezza delle richieste e la competenza del comitato hanno conquistato i milanesi, che hanno sostenuto la campagna referendaria con contributi volontari.
I promotori
Tra i grandi promotori del referendum vi sono Marco Cappato, segretario dell’Associazione Luca Coscioni e attivista del Partito Radicale, Enrico Fedrighini, consigliere comunale di Milano eletto con i Verdi, ed Edoardo Croci, già assessore alla Mobilità, ai Trasporti e all’Ambiente di Milano. Fu lui ad introdurre l’ecopass nel 2008, scelta che gli costò la poltrona nel novembre 2009 a causa dell’impopolarità di quella tassa.Ma tra le ragioni che la giustificavano, vi era l’impegno ad utilizzare quel denaro per alleviare i cronici problemi ambientali di Milano, ed intervenire con il potenziamento dei mezzi pubblici, misure volte all’efficienza energetica e l’aumento delle aree verdi, proprio ciò che è alla base di tre dei cinque quesiti.
Il coinvolgimento della Rete
L’impegno dei promotori e degli altri volontari non si è limitato alla fase di raccolta firme, ma ha invaso anche il web, con l’apertura di un blog, di un gruppo su Facebbok e di un profilo su Twitter. Con l’aiuto della rete e dei social network infatti, le associazioni ambientaliste tentano di avvicinarsi ancora di più agli umori dei cittadini.
Il blog ha permesso di promuovere il referendum, coinvolgere gli internauti nel volontariato e richiedere fondi, mentre sulla nuova pagina Facebook, chiamata significativamente “I like Mi”, i milanesi possono scrivere ciò che funziona e ciò che vorrebbero venisse migliorato nella città. Scorrendo tra le richieste, ricorrono spesso le preoccupazioni per l’inquinamento dell’aria, soprattutto per gli effetti che ha sulla salute dei più piccoli; la ristrutturazione di scuole fatiscenti; nuove piste ciclabili, e il collegamento tra quelle già esistenti (che rientrava tra gli interventi da finanziare con i proventi dell’ecopass).
Grazie alla dinamicità della Rete e dei movimenti civici, i cittadini milanesi hanno compreso che veniva loro offerta la possibilità di intervenire direttamente nella politica di gestione della propria città, cogliendo l’occasione di manifestare apprezzamento per un’iniziativa che ha posto le loro richieste e le loro necessità al centro del dibattito pubblico per raggiungere obiettivi concreti, come il referendum popolare.
abbiamo parlato di:
160caratteri,
ambiente,
Milano,
referendum
Iscriviti a:
Post (Atom)